A lungo oggetto di domanda, l‘interrogativo sul perché il Caravaggio, nel rifacimento delle tele della cappella Cerasi, abbia cambiato così drasticamente la sua opera: da un dipinto fortemente drammatico ed affollato (la prima Conversione Odescalchi) a uno più sereno e pacato (la seconda versione, oggi ancora nella chiesa).
La risposta può essere cercata nell’architettura della cappella, che intorno al 1600 Carlo Maderno stava risistemando. Lo spazio della cappella è stretto e ridotto, forse per meglio emotivamente coinvolgere l’osservatore: forse proprio questo fatto portò il Merisi a ritenere che i suoi dipinti (oltre alla Conversione, Caravaggio aveva dipinto anche una prima versione dell’altra tela, la Crocifissione di san Pietro, oggi perduta), destinati alle pareti laterali della cappella, mal si adattavano agli spazi previsti da Maderno, ed erano inoltre incapaci di dialogare con l’ Assunta di Annibale Carracci, capolavoro che forse Caravaggio ebbe modo di vedere già installato sulla parete di fondo.

Conversione di Saulo (collezione privata Odescalchi)
Da ciò, probabilmente Merisi ripensò ai due nuovi dipinti, immaginando l’osservatore costretto a guardarli di lato, in uno spazio ristretto. E questo spiegherebbe anche il punto di vista obliquo, suggerito dalle diagonali del corpo e della testa del cavallo da una parte, e del braccio destro del santo dall’altra.

Conversione di San Paolo (Santa Maria del Popolo)
Forse, perciò, contrariamente alla narrazione che si è sempre voluto semplicisticamente dare, Caravaggio “scelse” di eseguire le nuove versioni, adattandole così meglio alla cappella. Tale tesi, tra l’altro, offrirebbe di poter spostare in avanti l’esecuzione delle opere, spiegando così, meglio, il notevole scarto stilistico tra le due Conversioni.

vista frontale della Cappella con l’Assunta del Carracci