Vediamo e rivediamo, in una continua ed ininterrotta diretta televisiva, le stesse immagini: vite spezzate e vite sconvolte, sullo sfondo macerie e muri lesionati.
Fermo restando l’assoluta priorità della salvaguardia della vita, colpisce che in un giornalismo d’arrembaggio e invadente quale quello che assistiamo, pochissimi – o sarebbe meglio dire quasi nessuno – si sofferma sulla descrizione del patrimonio artistico “compromesso“.
Ad Amatrice, profondi sono stati i danni nella chiesa di San Francesco (la facciata trecentesca è letteralmente spezzata, e si è in attesa di conoscere le condizioni dell’interno, dove si trovano dipinti e affreschi del XIV secolo), nella chiesa di Sant’Agostino (eretta nel 1428 a ridosso delle mura antiche della città, con un portale tardo gotico) e nel Museo Civico “Cola Filotesio” (ospitato all’interno di uno degli edifici più antichi e affascinanti di Amatrice, la Chiesa di Sant’Emidio, risalente al XIV secolo).
Ingenti danni si sono registrati anche al patrimonio artistico di Accumoli (devastate le porte, le chiese ed i palazzi medievali), di Arquata del Tronto (danneggiata gravemente una delle rare porte ad arco acuto del ‘600), di Camerino (si sono avuti danni nel monastero di Santa Chiara e nell’orologio del Duomo), di Tolentino (è crollata la volta della Chiesa del Santissimo Crocifisso ai Cappuccini), di San Ginesio (è inagibile il convento di San Francesco e il convento delle Suore Benedettine), di Norcia (ingenti danni alla basilica di San Benedetto).
L’elenco completo sarebbe lungo da descrivere. Quello che però è certo che il lavoro da fare è tanto e richiederà tempi sicuramente non brevi, con l’impegno di geologi, ingegneri, architetti, psicologi, restauratori.
Il messaggio che deve circolare è che, nel processo di rinascita, insieme alle scuole, agli ospedali ed alle case, obiettivo primario è, deve essere, la ricostruzione del patrimonio artistico.
La speranza, si sa, ha bisogno di un simbolo. La rinascita del territorio umbro nello scorso recente sisma è stata suggellata dalla ricostruzione della volta della Basilica di Assisi.
E’ ora importante che anche Amatrice possa quanto prima vedere risorgere il Museo Civico.
Perché, anche in questo momento di dolore e di stordimento, nell’assoluto bisogno di guardare avanti, non dobbiamo, e non possiamo, dimenticare di volgere lo sguardo indietro. E il Museo Civico “Cola Filotesio”, così chiamato dal pittore che proprio dal nome della città fu universalmente noto come “Cola d’Amatrice”, è il luogo dove la cultura millenaria di questa gloriosa gente serba la memoria.