Sulla Morte della Vergine, il Mancini incolpa Caravaggio di aver raffigurato una “meretrice sozza degli ortacci”, il Baglione parla di una “Madonna gonfia, e con gambe scoperte”, il Bellori parla di una “donna morta gonfia”.
Ebbene, cari amici, il motivo del rifiuto non sono i piedi scalzi o il fatto che ad essere raffigurata fosse una donna affogata nel Tevere (Morte della Vergine), né l’aver rappresentato la Madonna prosperosa e il Bambino paffuto e cresciutello (Madonna dei Palafrenieri).
La vera novità dirompente di Caravaggio nelle due opere è che da un lato (Morte della Vergine) l’artista nega la certezza del futuro, dall’altro lato (pala dei Palafrenieri) nega la certezza del passato e della storia sacra.
Nella tela del Louvre Caravaggio mette da parte l’iconografia classica che da sempre siamo abituati a vedere nelle Dormitio Virginis e raffigura una donna del popolo morta e distesa. Troppo difficile leggere, in tale contesto, la certezza del futuro che l’iconografia classica esigeva dalla rappresentazione di tale scena.
Nella tela della Madonna con Sant’ Anna e il Bambino (ho voluto sottolineare il titolo intero in quanto proprio nella figura di Sant’ Anna va cercata la chiave del rifiuto) il Caravaggio raffigura da un lato, la figura umanissima – forse fin troppo umana – della donna che sorregge il bambino e con cui, insieme, schiaccia la testa del serpente; e dall’ altro lato stacca, e lo fa sia compositivamente che emotivamente, la figura di Sant’ Anna che appare estromessa da ogni partecipazione a tale operazione di redenzione (teniamo conto che il quadro doveva essere posto su un altare dedicato a S. Anna e per opera di una compagnia che ad essa si intitolava, e doveva quindi rappresentare una glorificazione della santa).
Questo è il motivo del rifiuto! Lasciate stare le invenzioni varie!
(Angelo Coccaro)