Paolina, regina con le orecchie a sventola

Oggi voglio parlarvi di Paolina. Quando in arte diciamo Paolina il pensiero non può che andare alla Paolina Borghese di Canova.

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Paolina era la sorella di Napoleone. Si narra che quando Napoleone seppe della volontà della sorella di sposare (tra l’ altro in seconde nozze) Camillo Borghese, manifestò subito il suo pieno entusiasmo. Tale matrimonio avrebbe finalmente fatto sì che anche i Bonaparte potessero entrare nel rango delle famiglie più potenti e blasonate del Continente. Napoleone, d’altra parte, aveva sempre sofferto di essere di umili origini, fatto questo che l’aveva sempre portato a guardare con ammirazione (e direi anche invidia) le ricche famiglie aristocratiche europee.

Il piccolo corso aveva conquistato mezza Europa, si era fatto incoronare re ed imperatore, ma gli mancava il vero titolo, quello della casata. E Paolina, sposando niente poco di meno che il principe Borghese – quel Borghese discendente di papa Paolo V e per la cui famiglia avevano lavorato Caravaggio e Bernini – dava anche ai Bonaparte, per diritto e non con la guerra, l’ agognato e da sempre inseguito titolo di nobiltà.

E per suggellare il suo ingresso trionfale tra i Borghese, Paolina si fece immortalare nel marmo da Canova, entrando come regina nella Galleria di famiglia e ponendo il nome dei Bonaparte accanto a papi e cardinali.

Ma i Bonaparte, è un fatto di famiglia, sono megalomani. Così Paolina non si accontenta di un ritratto qualsiasi, vuole vestire i panni della  Venere vincitrice, con tanto di pomo della vittoria tra le dita (il pomo secondo la mitologia fu donato da Paride a Venere in segno di vittoria su tutte le altre dee per bellezza).

C’è un fatto però. Venere è la dea della bellezza, bella tra le belle. Altrettanto non possiamo dire di Paolina. Ella così bella non era: aveva le orecchie a sventola, il faccino piccolo, il naso affilato e il colorito pallido (nonostante questo ebbe molti amanti).

Ma si sa, i poeti riescono ad affascinare anche parlando di cose comuni. E così Canova, nel comporre con lo scalpello i suoi versi di pietra, ha donato a Paolina la bellezza che solo a una dea si addice.

E oggi, proprio grazie a Canova, Paolina viene ricordata bella, sensuale e divina, distesa su quel materasso, con i capelli raccolti all’indietro e con il pomo tra le dita. Delle orecchie a sventola non si ricorda nessuno… almeno non fino a oggi.

(Angelo Coccaro)

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