Se, parlando di Caravaggio, dico Savonarola, a cosa pensate?
Lasciate da parte le prediche e i sermoni, pensate a qualcosa di concreto, a quella concretezza da cui nel guardare le opere del Merisi mai bisogna discostarsi. Ricordatevi di stare sempre con i pedi per terra, quando parlate di Caravaggio… lasciate stare angioletti alati e sensazioni metafisiche.
Una sedia, ecco a cosa associo Savonarola pensando a Caravaggio. La sedia modello Savonarola la troviamo nella prima versione della Cena in Emmaus (quella oggi alla National Gallery di Londra); la stessa sedia la ritroviamo poi in una vecchia foto in bianco e nero del primo San Matteo e l’angelo (la tela fu distrutta in un incendio divampato, proprio negli ultimi giorni del secondo conflitto mondiale, nel Kaiser Friedrich Museum, a Berlino, dove il quadro si trovava insieme ad altri tesori della collezione Giustiniani). Ma non serve cercare negli archivi, né tanto meno prendere un aereo per andare a Londra… Basta che andiamo a Roma, nella chiesa di San Luigi dei Francesi, dove peraltro non serve biglietto di ingresso. Entriamo nella chiesa, volgiamoci verso l’ultima cappella sul lato sinistro e, nella Vocazione di San Matteo della cappella Contarelli, ritroviamo la stessa, identica sedia Savonarola.
Forse questa sedia faceva parte dei pochi suppellettili presenti nella casa di Caravaggio. O forse, ed io penso questo, questa sedia si trovava in casa del Monte o in una delle case patrizie dove il giovane pittore trovò ospitalità e riparo negli anni romani. Perché, è certo, siamo nel periodo romano, quando Caravaggio se ne andava ancora spavaldo con la spada e con il cane Cornacchia al fianco, ignaro del futuro di fughe e di affanni che di lì a poco lo avrebbe atteso.
(Angelo Coccaro)