L’antica basilica di San Pietro

Tutti conosciamo, direttamente o tramite immagini, la basilica di San Pietro nella forma e nelle dimensioni della costruzione cinquecentesca a cui hanno contribuito Rossellino, Bramante, Raffaello, Fra Giacomo da Verona, Antonio Sangallo, Michelangelo e infine Maderno.
L’attuale costruzione deriva, però, dalla distruzione della preesistente basilica Costantiniana, già nel 1380 in condizioni disastrose e in buona parte distrutta dopo un tremendo incendio intorno al 1450.

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L’abside, inizialmente forse decorato da un mosaico non figurativo (non vi sono però tracce a confermarlo), fu sostituito, introno al 1200 da una Traditio Legis e una Maiestas: nella parte superiore vi era Cristo in trono affiancato dai santi Paolo e Pietro, su uno sfondo di cielo stellato; nella fascia inferiore erano raffigurati dodici agnelli diretti verso un trono vuoto, ai cui lati figuravano l’Ecclesia Romana e papa Innocenzo III. Fu questa la prima volta in cui un pontefice veniva rappresentato in un ruolo così centrale.

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Alla decorazione interna lavorarono Pietro Cavallini e Giotto. A Pietro Cavallini si devono gli affreschi con le Storie di san Pietro e san Paolo (sul portico della basilica; oggi rimangono solo due piccoli frammenti con le teste dei santi) e il mosaico sulla controfacciata (lo si vede da un acquerello seicentesco).
A Giotto si devono il polittico detto Stefaneschi (destinato all’altare maggiore ed oggi conservato nei Musei Vaticani) e il celebre mosaico della Navicella (posto nell’atrio realizzato sul lato occidentale del quadriportico, oggi spostato nel portico della basilica, stravolto da un rifacimento seicentesco).

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L’interno della basilica era a cinque navate, di cui la centrale, rialzata e più larga, garantiva l’illuminazione tramite numerose finestre. La copertura era con capriate.

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La facciata aveva degli spioventi digradanti. Per la prima volta il transetto (trans saepta, “oltre i cancelli”) fu concepito come navata trasversale indipendente, alto come la navata centrale e dotato di una propria copertura. Sul transetto si apriva l’abside e in fondo ai bracci si trovavano due nicchie rettangolari che sporgevano esternamente oltre il profilo delle navate. In corrispondenza della navata centrale si apriva sul transetto l’arcone (“arco di trionfo”) tipico della basiliche paleocristiane.
La facciata, con finestroni ad arco su due ordini ed un piccolo rosone, era decorata con mosaici (nella parte più alta erano leggermente incurvati verso il basso per una migliore visione) del V secolo (anche se più volte restaurati, rimaneggiati e reintegrati, soprattutto nel XIII secolo). I mosaici, disposti su tre ordini, presentavano, nella parte superiore, Cristo tra san Pietro, la Vergine ed i simboli del tetramorfo; in mezzo quattro figure (gli evangelisti o i santi) disposte tra i finestroni; in basso, sotto un’iscrizione, figure identificate negli Anziani dell’Apocalisse; sui frontoni triangolari delle navate laterali immagini di Gerusalemme e Betlemme.

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